Citizens of Norstrilia è tornato a casa...

La redirezione avverrà in 6 secondi. Nel caso ciò non avvenisse, visitate:
http://citizens.norstrilia.net

venerdì 19 settembre 2008

Dario di bordo: Premessa

Che ci volete fare... chi mi conosce bene mi chiama "voglie venite" per la mia capacità di appassionarmi improvvisamente, e in alcuni casi effimeramente, ai più disparati argomenti. Può trattarsi dell'ultimo o penultimo gadget tecnologico, di uno sport, di qualche serie televisiva, di un genere letterario, di giardinaggio, di fotografia, di trekking, di un sistema operativo e chi più ne ha più ne metta. Le idee per passare il tempo libero insomma non mi mancano (una citazione che mi piace fare a questo punto è una famosa frase di Porfirio Rubirosa: "Lavorare? non ho il tempo").A me tutto sommato questa capacità di appassionarmi non dispiace, anche se ogni tanto mi fa buttare un po' troppi soldi in spese di cui poi mi pento.
L'ultima nata in ordine di tempo è la passione per la vela. A rischio di portarmi iella da solo, questa la definirei una "passione sommersa". E' infatti da quando ero ancora un bambino che subivo il fascino del mare e della possibilità di navigarlo e questo feeling in realtà non mi ha mai abbandonato. Con il passare degli anni ho fatto spesso vacanze in riva al mare, in qualche caso mi è capitato anche di salire sopra barche diverse dai soliti traghetti, ma non avevo mai veramente rotto il ghiaccio provando a pilotare un'imbarcazione.
By the way, l'imbarcazione per me non poteva che essere una barca a vela. Sarà ecologismo radicale, sarà spirito d'avventura o più banalmente l'antipatia viscerale per tutti i chiassosi motori che impestano il pianeta (non a caso il mio mezzo di locomozione preferito per muovermi in città è la bicicletta), fatto sta che se mi devo immaginare al timone di una barca mi vengono in mente solo derive e yacht a vela (magari!).
Visto che quest'anno finalmente, come dicevo in altro post, ho fatto vacanze che erano contemporaneamente rilassanti, lunghe, stanziali e in riva al mare, ho superato la sottile inquietudine che il pensiero del mare aperto comunque mi da e ho deciso di fare un primo corso di vela. Una  cosa senza pretese, su una deriva in una scuola di quelle che si trovano  sulle spiagge e che di solito abbondano di windsurf e degli invadenti e pericolosi kite.
Inutile aggiungere a questo punto che è stato fantastico amore a primo contatto, emozione viscerale come di quelle che non mi prendevano da tempo (escludendo naturalmente la recente nascita del figlio). Una sorta di redenzione dalle banalità di tutti i giorni, soprattutto quelle lavorative.
L'idea a questo punto, prima di venir risucchiato nuovamente nell'amorfa acriticità della vita cittadina, costellata da pressione alta e dal trito susseguirsi delle ciniche battute da pausa caffè, è di proseguire, di non lasciarsi portar via la poesia e l'avventura intravista per un fugace attimo.
Per questo intanto faccio nascere questa nuova serie di post, "Diario di bordo", in cui cercherò di raccontare quello che faccio o penso di connesso al mondo della vela o, più in generale del navigare (quello vero...).
Prossimo appuntamento, un racconto retroattivo di quanto successo durante la scuola di vela estiva, sperando di trovare rapidamente il tempo visto che il tempo passa e la memoria è, nonostante tutto, labile.

Frank Vining Smith - Romance of Sail

mercoledì 10 settembre 2008

Acquisti musicali: Settembre 2008

Questo mese una compilation variamente assortita. Si va da un Capoverdiano Teofilo Chantre [rilassante] a un ripescaggio dei favoriti dell'adolescenza (Čajkovskij, sinfonia "Patetica" e "Romeo e Giulietta") [romanticone] a un poco filologico Alexandre Tharaud che propone Rameau al pianoforte [cervellotico]. Quest'ultimo pare esser stato un disco di successo in Francia, il che la dice lunga sulla differenza tra italiani e cugini d'oltralpe in termini di cultura musicale.


giovedì 4 settembre 2008

Recensioni Libri - Musicofilia

Oliver Sacks
Musicofilia
Racconti sulla musica e il cervello

Adelphi 2008
Traduzione Isabella Blum
434 pagine



"Alla fine del nostro incontro, Fleisher ha accettato di suonare qualcosa sul mio pianoforte, un bellissimo vecchio Bechstein a coda del 1894 insieme al quale sono cresciuto: il pianoforte di mio padre. Fleisher si è seduto alla tastiera e con cautela si è stirato le mani, un dito alla volta, e poi, con braccia e mani quasi allineate ha cominciato a suonare. Era una trascrizione per pianoforte di Schafe können sicher weiden di Bach, arrangiata per pianoforte da Egon Petri. Pensai che mai, nei suoi 112 anni di vita, quel pianoforte era stato suonato da un tal maestro: avevo la sensazione che Fleisher avesse colto, nel giro di qualche secondo, il carattere dello strumento e le sue particolarità, che avesse adattato il proprio modo di suonare per estrarre dal mio Bechstein tutto il suo potenziale e la sua personalità. Come un alchimista, Fleisher sembrava distillare la bellezza goccia a goccia, in un flusso di note: una bellezza quasi insostenibile. E a quel punto non rimase nient'altro da dire."

Era da tempo che desideravo affrontare la lettura di un saggio di Oliver Sacks. Vista la mia passione per la musica Musicofilia mi è parso subito rappresentare il testo giusto per provare a cominciare.
Le aspettative non sono state deluse. Sacks è un grande divulgatore, un medico e uno scrittore con una capacità di affabulazione fuori dalla norma. L'immedesimazione che mette nella descrizione di casi clinici, la capacità di rappresentare in modo chiaro concetti e tecniche complesse unite - nello specifico di questo libro - a una passione per la musica che traspare chiaramente in molte pagine, rende questo libro una lettura preziosa per chi, come me, vuole provare ad addentrarsi nei meandri della neurologia seguendo un filo conduttore familiare.
Questo è il primo libro che leggo che tratta di neurologia, e l'impatto con la descrizione di molte patologie, che abbiano o no stretta pertinenza con la musica, è di primo acchito sconcertante se non sconvolgente.
La descrizione della profonda amnesia di Clive Wearing, un uomo pressoché sprovvisto di memoria "... privo di passato e di futuro, bloccato in un attimo sempre diverso e privo di senso", le descrizioni dei pazienti afasici o autistici, degli effetti del morbo di Parkinson, dell'Alzheimer o della sindrome di Tourette, sono tutte cose che mi hanno lasciato in uno stato di stupore quasi insuperabile (veniva quasi da utilizzare gli stessi metodi di "sospensione dell'incredulità" che uso per godere senza troppe razionalizzazioni della letteratura di fantascienza), stupore che incrementava quando poi Sacks si addentrava in descrizioni di ulteriori patologie o processi mentali incredibili come le allucinazioni sonore (sentire episodicamente o costantemente brani di musica perfettamente formati nella mente come se fossero realmente uditi dall'esterno) o la sinestesia (il corto circuito tra sensi diversi, per esempio vista e udito, vedere un colore - sempre lo stesso - associato a note o forme).
Ma poi superato lo shock (che forse per un lettore più scafato di me che già conosce questi temi nemmeno c'è) il meglio del libro emerge nello spingere a cercare di risolvere razionalmente il profondo mistero della percezione emotiva della musica. Cercare di spiegare perché certe musiche in certi momenti portino a stati d'animo estremi, al pianto, all'esaltazione o anche solo allo sblocco delle tensioni interiori indotte dallo stress accumulato nella vita di tutti i giorni, potrà sembrare un esercizio futile o impossibile, ma io lo trovo estremamente intrigante proprio per il profondo effetto che la musica ha da sempre esercitato su di me.
Per questi aspetti, una parte notevole del libro è la quarta "Emozione, identità e musica", dove tralaltro l'autore dimostra una grande capacità di immedesimazione nei problemi dei propri pazienti aprendosi anche a narrazioni che lo riguardano personalmente.

"La musica, unica fra le arti, è al tempo stesso completamente astratta e profondamente emozionale. Non ha il potere di rappresentare nulla di particolare né alcun oggetto esterno, ma ha la capacità esclusiva di esprimere sentimenti o stati interiori. La musica può penetrarti il cuore direttamente: non ha bisogno di mediazione. Non occorre sapere nulla di Didone ed Enea per essere toccati dal lamento della regina (Purcell, Dido and Aeneas "Lamento di Didone"): chiunque abbia perduto qualcuno sa bene che cosa stia esprimendo. Qui, infine, c'è un paradosso profondo e misterioso: perché proprio mentre questa musica fa vivere in modo più intenso l'esperienza del dolore e del lutto, al tempo stesso dona sollievo e consolazione."

In definitiva un libro veramente notevole che mette di relazione due universi affascinanti: la musica e il cervello, e lo fa in modo mai accademico ma sempre con calore, fascino e grandissima maestria di scrittura. Se i misteriosi meccanismi che stanno alla base del funzionamento del cervello e la musica non hanno per voi alcun fascino allora forse potete saltare la lettura di questo libro, altrimenti non perdetevelo.

"L'ascolto di una melodia è un ascolto con la melodia ... Anzi, il fatto che la nota presente qui e ora debba riempire interamente la coscienza, che nulla debba essere ricordato, nulla tranne quella nota o oltre quella nota debba essere presente nella coscienza, è perfino una condizione dell'ascolto di una melodia ... Ascoltare una melodia è - simultaneamente - ascoltare, aver ascoltato e accingersi ad ascoltare. Ogni melodia ci mostra che il passato può esistere senza essere ricordato e il futuro senza essere previsto." (Victor Zuckerkandl, Sound and Simbol)

(Sono stato indeciso fino all'ultimo se segnalare il link alla versione del lamento di Didone cantato da Jessye Norman o quello cantato da Alison Moyet. Alla fine li metto tutti e due... decidete in base al vostro gusto quale è il migliore, certo che è incredibile come la buona musica possa essere reintrerpretata sempre in modi diversi con risultati comunque eccezionali. Per un'altra notevolissima versione ascoltate Emma Kirkby.)